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S-COMPOSIZIONI, Pasquale Manzo in mostra a Palazzo Venezia

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SCOMPOSIZIONI

SCOMPOSIZIONI

PALAZZO VENEZIA

Via Benedetto Croce, 19 salone delle carrozze
dal 17 al 31 dicembre 2012

 L’immagine del corpo “S-COMPOSTO” appartiene alla parte più recondita ed atavica dell’animo umano. Sin dal mondo greco assistiamo a metamorfosi del corpo in cui elementi eterogenei si fondono fra loro creando una nuova armonia, come nel mito di “NARCISO”, oppure generando crudeli giochi di corpi, come nel caso del “MINOTAURO”. L’elemento del corpo scomposto e ricomposto ritorna in queste opere ma illuminato dalla luce della contemporaneità che riscalda a nuova vita e trasforma le radici più arcaiche della mutazione mettendo sulla tela la mostruosità segreta che è in ognuno di noi  e così:

 “NARCISO” muta per il suo amore malato, deviato verso se stesso.

Il “MINOTAURO”, dietro lo sguardo mansueto, cela la crudeltà ferina dell’anima,

 il “SATIRO” ci guarda dolente, vorrebbe raggiungerci ma non sappiamo se il suo è un rimpianto “satirico” o nostalgico.

Tutto sembra trasmutare con la “CADUTA DEGLI DEI” : il fuoco purificatore divora tutto; l’ermafrodito giace a terra sconfitto, o forse solo addormentato,  la cetra tace e sembra che solo l’arte conservi il ricordo della s-composizione fisica.

Eppure… il “DAVIDE” che lancia la freccia, paladino di quel Dio che ha scacciato gli dei e le loro metamorfosi, nella perfezione dei suoi lineamenti, nell’algida bellezza del viso, cela la crudele e ferma volontà di uccidere. In questo è forse diverso dal SATIRO, dal MINOTAURO ?

I santi, che scelgono di testimoniare con il sacrificio del proprio corpo il loro amore per Dio, son forse così diversi da NARCISO? “SAN GENNARO” che nei secoli continua a liquefare se stesso quanto è lontano da NARCISO che  consuma il suo corpo fino a sciogliersi in un fiore che continua nei secoli a germogliare?

Mutano i modi, i mondi, i poteri ma tutto sembra ancora scomporsi per ricomporsi. La Roma imperiale, che banchettava mentre ordinava persecuzioni, non è diversa da quella di oggi che nel “CENACOLO VESUVIANO” banchetta sui sacchi dell’immondizia che uccidono silenziosamente questa città da sempre in bilico fra dannazione e salvezza e “PULCINELLA AMLETICO”, ne incarna l’anima più profonda, diviso fra azione e passività. Forse solo il “VULCANO”, con la sua forza arcaica, può tirare fuori l’anima spezzata di questa città anch’essa nata dalla consumazione di un essere s-composto, metà donna, metà pesce,  “PARTENOPE”.  


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